L’anziano e le cadute

Tutti noi siamo in grado, osservando l’andatura, il tipo di postura e i movimenti di una persona, di valutarne lo stato di efficienza fisica e di conseguenza l’età presunta,  perché siamo consapevoli che l’ “invecchiare” si accompagna inevitabilmente a una progressiva riduzione di forza, equilibrio e coordinamento nei movimenti della vita quotidiana.  E’ questo il presupposto biologico per comprendere le origini di un problema frequente nel paziente anziano e mai da sottovalutare : le cadute.     Ovviamente, a parte l’età avanzata, sono molti i fattori in gioco che possono ostacolare il mantenimento dell’equilibrio e della stabilità fino a provocare una caduta. Volendone  stilare un elenco anche solo parziale, sono da considerare  prima di tutto le malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, la malattia di Alzheimer o gli esiti di vasculopatie cerebrali che determinano perdita della fluidità dei movimenti e ridotti livelli di vigilanza,  seguono le patologie cardiache (scompenso, aritmie) quando responsabili di calo del tono muscolare e di crisi ipotensive, da non dimenticare i rischi collegati alla assunzione cronica di varie classi di farmaci (ansiolitici, antipsicotici, diuretici, antipertensivi …) di uso comune nell’anziano ma potenzialmente pericolosi se assunti fuori controllo medico, in situazioni di disidratazione (gli anziani non  bevono…) o di ridotta funzionalità del rene o del fegato. Da ultimo, ma non meno importante è l’ambiente domestico in cui  l’anziano trascorre gran parte della giornata : scarsa illuminazione, ostacoli sul pavimento, tappeti instabili, bagno privo di ausili (maniglioni, stuoino antiscivolo, ecc.) presenza o meno di familiari sono alcuni dei tanti elementi da considerare quando diviene fondamentale cercare di prevenire le cadute.      Le conseguenze di una caduta possono essere pesanti per il paziente anziano: fratture delle ossa del tronco o degli arti, lesioni dei tessuti molli, ematomi superficiali o profondi … ad esempio,  in corso di trattamento con farmaci anticoagulanti,  un trauma cranico può generare una raccolta di sangue (ematoma) all’interno della scatola cranica e  danno neurologico nel tempo, molto frequente è  la frattura del femore evento rivelatore di patologie preesistenti (osteoporosi) ma  che determina, a dispetto della guarigione chirurgica in ambito ortopedico, quasi  sempre un netto peggioramento dello stato di salute complessivo nei mesi successivi. Da non sottovalutare infine anche le implicazioni psicologiche di una caduta: un anziano che cade può non essere in grado di rialzarsi senza l’aiuto di altre persone e, oltre alle conseguenze meccaniche del prolungato decubito sul terreno,  sperimenterà spiacevoli sensazioni di paura, frustrazione, inadeguatezza con il rischio di un netto peggioramento della propria qualità di vita nel futuro. A volte proprio dopo una caduta si manifestano comportamenti di ritiro sociale, rinuncia alla vita di relazione e ricorso alla istituzionalizzazione  (brutta parola che vuol dire trasferimento in casa di riposo o presso residenze sanitarie protette).     La prevenzione delle cadute rimane l’obiettivo fondamentale a cui il paziente anziano, in collaborazione con il proprio medico, deve tendere, sono moltissimi gli accorgimenti da adottare in questi casi, da quelli più ovvi come l’uso di un bastone, di calzature adeguate, il controllo della vista, l’ottimizzazione dell’ambiente domestico a quelli che riguardano il medico (rivalutazione periodica delle terapie in corso), ma soprattutto rimane fondamentale il consiglio di svolgere regolare attività fisica . Il momento dell’uscita dal mondo del lavoro e il conseguente aumento del tempo libero  rappresentano l’occasione giusta per impostare un programma di esercizio fisico regolare, certo, non è sempre facile convincere chi ha condotto fino a poco prima  uno stile di vita del tutto sedentario o dall’altra parte chi vorrebbe semplicemente “riposarsi e basta” dopo anni di lavoro pesante dal punto di vista fisico. D’altro canto  i benefici di uno stile di vita che comprenda un costante esercizio fisico, magari svolto insieme ad amici e conoscenti e sotto la supervisione di personale medico esperto, sono innegabili. Tono muscolare conservato e funzioni cognitive (attenzione concentrazione..) integre sono i migliori alleati del paziente che deve far fronte all’inevitabile calo funzionale legato all’invecchiamento e ridurre il rischio di cadute. Sappiamo dagli studi demografici che la quota di popolazione anziana è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni, è quindi fondamentale promuovere tutte quelle iniziative, non solo in ambito medico ma anche sociale, in grado di aiutare la persona anziana a mantenere la propria autonomia funzionale, ridurre il rischio di cadute e in definitiva arricchire la società di persone ancora attive e consapevoli anche se avanti con gli anni.

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