Non è mai troppo tardi

Negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso una popolare trasmissione televisiva condotta dal maestro Alberto Manzi, intitolata appunto “Non è mai troppo tardi”, svolse un importante ruolo sociale ed educativo nell’Italia del dopoguerra: insegnare a leggere e scrivere a chi pur avendo superato l’età scolare non ne era in grado. Nel censimento del 1951 la percentuale di analfabetismo andava dal 3% del Piemonte al 32% della Calabria (nelle Marche era il 13% …). Fin da allora fu evidente che rendere omogenea e diffusa la conoscenza della lingua italiana era premessa indispensabile   per un ordinato sviluppo civile ed economico del Paese.      Sembrano ricordi lontanissimi nel tempo perché da allora la società italiana è andata incontro a enormi cambiamenti e ad un ritmo sempre più veloce, per rimanere nel nostro campo di interesse, l’allungamento della vita media, le migliorate condizioni economiche, la riduzione del ruolo sociale dell’anziano in seno alla famiglia di origine, hanno portato ad una situazione tipica delle società moderne: molte persone si trovano, superata l’età lavorativa e ancora in buone condizioni di salute, ad avere a disposizione molto tempo libero. La cura dei nipotini non sempre è un impegno gradito oppure è impossibile per … mancanza del nipotino stesso (in Italia le nascite sono in calo preoccupante!). Le conseguenze per un individuo ancora attivo, ma uscito dal mondo del lavoro, potrebbero tradursi in sensazioni di disorientamento ed emarginazione nella attuale società che propone modelli e stili di vita a lui sconosciuti.      Un aiuto importante a questo proposito può venire da tutte quelle iniziative che sul territorio nazionale propongono attività di aggiornamento culturale per l’anziano. Come  in precedenza detto per il movimento, indispensabile per il mantenimento della forma fisica e dell’autonomia personale, così anche le attività di tipo intellettuale sono oggi fondamentali per non rischiare l’isolamento in una realtà in continuo divenire. La rivoluzione digitale, il linguaggio dei mass media con continui neologismi, spesso mutuati dall’inglese, problemi di convivenza con etnie diverse, l’utilizzo crescente dei “social” anche nelle classi di età più avanzate, ecc.,  pongono l’esigenza di fornire la persona anziana di adeguati strumenti di conoscenza e interpretazione di questa multiforme realtà. E’ stata coniata a questo proposito l’espressione “analfabetismo di ritorno” proprio per indicare la perdita delle competenze linguistiche e quindi della capacità di muoversi autonomamente nella società contemporanea per  mancato aggiornamento culturale (e non è un fenomeno limitato alle fasce anziane della popolazione!).      Tornare a scuola dopo la pensione, quando rimangono inalterati la curiosità, il desiderio di conoscere e di  apprendere, rappresenta quindi la migliore risposta al rischio di emarginazione sociale dovuto all’età avanzata. Frequentare biblioteche o iscriversi a circoli culturali sono sempre state anche in passato scelte tipiche di piccole minoranze di anziani socialmente privilegiati, più di recente l’offerta di aggiornamento culturale si è estesa in maniera esponenziale in tutta Italia cogliendo l’esigenza di sempre maggiori strati della popolazione anziana di accrescere le proprie conoscenze, acquisire adeguati strumenti di interpretazione della società e in definitiva migliorare la propria qualità di vita. Mi riferisco per esempio all’UNITRE (università della terza età o università delle tre età), una associazione di promozione sociale senza scopo di lucro con sedi ormai presenti in tutta Italia, quindi anche in piccole realtà come Tolentino. E’ veramente sorprendente come nel corso degli anni (siamo arrivati al 28°anno accademico!) non sia mai venuto meno l’interesse degli studenti e l’entusiasmo degli organizzatori,  la frequenza ai numerosi corsi di studio che riguardano svariati campi della cultura (inglese e informatica da un lato ma anche a buon diritto storia letteratura arte cucito musica ….ecc ecc.) ha coinvolto nel tempo studenti di varie età e estrazione sociale costituendo un naturale “ponte fra generazioni” su base culturale. In conclusione, nel bilancio complessivo della salute del paziente anziano, accanto al quasi inevitabile supporto farmacologico, posso affermare che il mantenimento di interessi culturali e di un atteggiamento attento curioso verso l’attualità ( insieme alla rielaborazione serena del proprio passato) costituiscono le basi fondamentali per vivere appieno questo particolare periodo del’esistenza.

Share This